20/05/09

California VII – Seconda Parte

Santa Monica

VII

Chissà se…

Seconda Parte  

Pensandoci, forse Meg, stavolta non è molto lontana dalla realtà, visto che anche Joe ci chiama piccioncini… Il fratellone scherza, certo, ma discreto com’è, non ci giocherebbe se non avesse notato niente… forse è il suo modo per spronarci…

Il suono del campanello interrompe la nostra discussione, che a quel punto si era fatta interessante.

Ecco Bob e George, che sono tornati tutti euforici dalla partita. Hanno portato in casa un odore misto di birra, fumo e pop-corn, al quale Meg reagisce con un attacco di nausea.

-Chi ha vinto?- chiedo al profumato Bob, mentre George -dopo averci rassicurato sulla salute della nostra amica, dicendoci che si tratta di routine quotidiana- è in cucina, a preparare qualcosa da far bere a Meg, che si è appena ripresa.

-Noi! È stata una partita fantastica! Abbiamo vinto all’ultimo inning… e sono anche riuscito a prendere una palla, che è schizzata sugli spalti segnando un fuoricampo! Guarda!- mi dice sorridendo, mentre estrae la sfera di pelle bianca, piccola e soda, dalla tasca del giubbotto.

Sorrido anch’io, è così tenero quando racconta qualcosa!

Non dico niente, resto a fissare la palla, per non guardare lui negli occhi, non vorrei che si accorgesse del rossore sul viso provocato dai miei stessi pensieri… Intanto, per mia fortuna, Meg -completamente ripresa- e George tornano in salotto, e dopo averci raccontato le eroiche gesta dei Dodgers, tra gli sbadigli di Meg e le mie risate, il futuro paparino chiede come abbiamo passato la serata.

Si mette le mani sul viso subito dopo avergli riferito della visione di “Ghost”, e racconta qualche aneddoto divertente sull’eccessiva emotività, -che conferma essere dovuta alla pancia che cresce- della sua dolce Meg.

-E poi che avete fatto, dopo il film e il mare di lacrime?- Chiede abbracciandola.

-Abbiamo parlato un po’, cosa volevi che facessimo?- risponde lei ridendo.

-E di cosa? Le solite cose di donne?- continua a scherzare George, guardandomi.

-No… abbiamo parlato di Luna Park, sai… i bambini ci vanno spesso lì… e parlavamo dei Luna Park di Los Angeles…- rispondo esitante, dicendo la prima cosa che mi è saltata in mente, improvvisando una risata per rendere la balla più credibile.

-Davvero?– chiede Bob con un sorriso ingenuo e divertito.

-Si,– riprende Meg tenendomi il gioco, –le stavo giusto parlando dell’Ocean Park, quello di Santa Monica… hai presente?- dice rivolgendosi al nostro amico. Devo dire che lei è molto più brava di me nelle improvvisazioni! La guardo con occhi complici e grati, ringraziandola con lo sguardo.

-Certo…– annuisce Bob, -… Ma sapete che a me i Luna Park, fanno venire in mente film come “Delitto per Delitto” di Hitchcock, o “Il Tunnel Degli Orrori” di Hooper…, o anche…

-Mamma mia, Bob!– lo interrompo io, -Ma pensare alle scene finali di “Grease”? No, eh?– Gli dico ammonendolo ironicamente, -A me,- continuo, -i Luna Park fanno venire in mente quelle scene lì… luci, musica, colori, divertimento, allegria… altro che Hitchcock e delitti vari!- concludo convinta, -Ma perché non ci andiamo tutti insieme, una di queste sere?- propongo poi entusiasta.

È vero che l’argomento è saltato fuori per caso, ma non mi dispiacerebbe andarci sul serio, visto che è un secolo che non vedo un Luna Park!

-Certe cose è meglio che io le eviti ora… rischio di vomitare anche andando in bici, figurati nelle giostre!- afferma Meg ridendo.

In effetti ha ragione… non ci avevo pensato… a volte mi dimentico che la mia amica presto ci andrà per portarci il bimbo, al Luna Park!

Io e Bob ci accorgiamo che si è fatto tardissimo, e ci accingiamo a concludere la serata salutando i nostri amici, andando via insieme.

Mentre raggiungiamo le auto, ci scambiamo solo sorrisi, ultimamente quando siamo soli non parliamo molto, soprattutto se siamo insieme per breve tempo. Ma non è un allontanamento, anzi. È come se stessimo in silenzio per non spezzare il filo di quell’atmosfera strana, particolare... piena di pensieri che riescono ad esprimersi solo a gesti e sguardi.

Lui mi accompagna fino alla macchina, dopodiché mi saluta.

Io ricambio il bacio affettuoso che Angel Bob mi ha dato sulla guancia, lasciandomi il marchio indelebile delle sue labbra morbide, sperando che le ore passino in fretta per rivederlo domani.

Ho guidato pensando a Bob tutto il tempo, e anche ora che sono a letto, non riesco a smettere di farlo.

Fisso il soffitto, mi rigiro, stropiccio le lenzuola tra le dita… non riesco a dormire. In qualche modo, quello che mi ha detto Meg mi ha turbata, in positivo, ovviamente.

Chissà adesso lui cosa sta facendo… chissà se anche lui sta pensando a me… chissà se nemmeno lui riesce a trovare pace…

Riaccendo la luce e mi siedo al centro del letto. Non è successo niente di particolare, oggi -almeno in apparenza-, ma mi sento felice.

E comincio a rendermi conto che qui, in California, nella Città degli Angeli, il sole non smette mai di splendere, nemmeno di notte.

LA sole di notte1

4 commenti:

  1. Incastonato fra due immagini, delle quali una riflette, compiendola, la parabola di un giorno come gli altri, speciale come gli altri, un movimento lento di parole e dialoghi, che servono da preludio allo svolgimento dell'azione prossima ventura.
    La partita è terminata: quella dalla quale ritornano, avvolti da un alone di urbanità sportiva, Bob e George, quella che ha visto le due amiche cercare un punto di vista comune sull'amore. E non è un caso se il discorso volge sul Luna Park. E non è un caso si parli di cinema. E' un capitolo imbevuto di divertimento, e celluloide, vive di immagini che si muovono veloci su uno schermo splittato -abbiamo visto- e ricomposto nella visione della Narratrice. Che qui, più che mai, è il centro dell'inquadratura, quello dove tutte le line convergono, e da cui partono. Come quelle -luminose, quasi divine- che si sprigionano dallo skyline losangeleno, nelle immagini che aprono e chiudono le due parti del Capitolo.
    Una Narratrice che segue, qusi ipnotizzata, lo snodarsi di eventi e parole, che la portano verso una consapevolezza ultima: che spesso, è quando sembra non succedere nulla, che in realtà la vita si muove in avanti più veloce. In un giorno come gli altri, speciale come gli altri.
    Rigirandosi in quel letto, che immaginiamo trapunto d'azzurro, si chiede e si risponde, ancora ipnotizzata, come nel momento in cui Bob le mostra il trofeo raccolto dopo la partita, quasi volesse insegnarle che forma ha il suo mondo. E dove ogni traiettoria si dirige, una volta che il battitore ha colpito la palla.

    Ti Amo Mia Ondina scalza
    Robi

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  2. Supendooooooooooo!!
    ciao carissimaaa....è da tanto che nn giro...ma piano piano mi sto ritornando...ora finalmente sn piu' serena :-)
    :staff
    un'abbraccio
    Angie*
    Laperlablu
    p.s ti sto commentando da facebook!! ;-)

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  3. "Non dico niente, resto a fissare la palla, per non guardare lui negli occhi, non vorrei che si accorgesse del rossore sul viso provocato dai miei stessi pensieri… Intanto, per mia fortuna, Meg -completamente ripresa- e George tornano in salotto, e dopo averci raccontato le eroiche gesta dei Dodgers, tra gli sbadigli di Meg e le mie risate, il futuro paparino chiede come abbiamo passato la serata."

    Con queste tue parole mi reco nel mondo dei sogni, dolci, belle, caldi ed accoglienti. Come d'altronde è il tuo blog. Ogni volta credo di trasmetterti quell'emozione nel leggere ciò che scrivi. Ti ringrazio!

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  4. Scusa l'off topic!Mi fa sempre piacere che tu passi per un salutino,hai ragione è un po che non l'aggiorno, sai sono un po preso e poi ho aperto un'altro blog sulla piattaforma wordpress...Se ti va puoi farti un giro ne sarei enormemente felice e così magari mi dai un giudizio se ti piace o meno...ti lascio il link...http://snavigando.wordpress.com

    Un saluto!
    Ciao e a presto!

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