19/05/09

California VII – Prima Parte

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VII

Chissà se…

Prima Parte  

Oggi su Los Angeles, il sole sembra splendere più forte degli altri giorni.

I suoi raggi, luminosi e aperti come la mano di Dio sull’universo, -che ricadono massicci nell’aria attraversando prepotentemente il parabrezza della mia auto- mi accarezzano delicatamente il viso esposto al loro dolce tepore, lasciandomi assaporare la loro essenza, che sa di primavera profumata d’estate.

È pomeriggio inoltrato, Meg mi aspetta a casa sua. I ragazzi -Bob e George- a quest’ora saranno già imbottigliati nel traffico di Downtown, sbraitando contro i semafori rossi piazzati lungo il percorso che li separa dal Dodger Stadium, oggi teatro –a detta loro- della partita dell’anno.

Nessuno dei due segue il baseball accanitamente, ma quando gli L.A. Dodgers incontrano una squadra come i Colorado Rockies -campioni in carica della World League, e team per il quale simpatizza il futuro papà- non perdono occasione di passare un pomeriggio da “uomini”, lasciando le donzelle a casa a spettegolare.

Di solito, quando i ragazzi non sono con noi, io e Meg ci vediamo all’Ocean Pie, ma oggi è chiuso per riposo settimanale, quindi ci siamo organizzate altrimenti.

Non mi dispiace passare una serata da sola con la mia amica, non succede quasi mai, e stare in posto tranquillo, dove nessuno interrompe i discorsi per chiedere se può prendere una sedia, e non devi necessariamente parlare a bassa voce per dire qualcosa di personale, proietta a delle confidenze che quando non si è a quattr’occhi, è difficile scambiare.

La mia amica ci mette due secondi ad aprire la porta dopo che ho bussato, e mi saluta affettuosamente, come sempre. Da quando aspetta il bambino, i lineamenti si sono addolciti ulteriormente, rendendo il suo viso ancora più bello e luminoso.

Abbiamo ordinato una pizza, e noleggiato “Ghost”, il film più romantico e strappalacrime degli ultimi vent’anni di cinema.

In realtà è Meg che l’ha scelto, perché dice che George è più propenso a guardare film sul tipo di “Indiana Jones”, piuttosto che “Via col vento”; preferisce l’avventura al romanticismo, in pratica. E lei -che alla fine ama il cinema in generale- lo accontenta perché dice che il suo film d’amore, lo vive ogni giorno, grazie all’uomo della sua vita.

Dopo circa una mezz’ora di pianto, e qualche chilo di fazzoletti di carta consumati dalla futura mammina per asciugarsi gli occhi –stato emotivo alterato, che attribuisco alla gravidanza-, cerco di distrarla parlando d’altro.

Ho già provato diverse soluzioni, tutte fallite… sembra non ci sia verso di farle cambiare discorso… continua a parlare e a piangere ripensando alle varie scene del film! Ma forse ho trovato un argomento che potrebbe farla smettere, provo con l’ultimo tentativo sottinteso, dopodiché la faccio smettere con la forza!

-Chissà cosa stanno facendo i ragazzi, adesso…- dico, guardandomi il polso coperto dall’orologio.

-La partita a quest’ora sarà quasi finita, tra poco saranno qui, credo…- risponde lei, guardando a sua volta quello appeso al muro.

-Meg…- mormoro, stringendo tra le braccia il piccolo cuscino poggia schiena, mentre mi rannicchio sul divano, -ma perché non riesco a smettere di pensare a Bob?- le chiedo di botto, stupendo prima me stessa e poi lei, che mi guarda sorridendo, spalancando i suoi meravigliosi occhi azzurri.

-Semplice, sei innamorata!- risponde esultante, puntandomi un dito contro, prima di battere le mani.

-Meg! Ti prego!- obietto io, portandomi il cuscino sul viso.

Lei ride, mentre abbasso il soffice quadro di stoffa che tengo tra mani, e la guardo. Sento di avere una faccia strana, a metà tra il confuso e l’imbarazzato.

-Dici che lo sono?- Le chiedo poi, come se volessi convincere me stessa di qualcosa che già so, cercando conferma in lei.

-Certo che lo sei! E me lo chiedi? Lo sei, eccome se lo sei!- risponde entusiasta la mia dolce amica, -E lo è anche Bob di te… e non da ora!- aggiunge sorridendo, -E io sono sempre in attesa dell’happy ending!- conclude sdrammatizzando, mentre rido insieme a lei e mi ricopro il viso col cuscino.

-Ma come fai ad esserne sicura? Ti ha detto qualcosa? Se fosse come dici tu, perché non si fa avanti?

-Uffa! Mamma mia… ma come devo fare con voi due?- dice scuotendo la testa, -Probabilmente non parla perché si fa le tue stesse paranoie. A me non ha detto niente, altrimenti gliene canterei quattro!- continua ridendo, -Ma penso che abbia detto qualcosa a George… ultimamente non fa altro che dire quanto voi due stareste bene insieme, vuole sapere se tu mi dici qualcosa… e guarda caso, lo fa sempre dopo che ha visto Bob…

-Si?- le chiedo io con un sorriso, -Ma non gli dirai mica quello che ti confido?

-Certo che no! Sta tranquilla! Comunque, a prescindere da George, quando non ci sei Bob parla sempre di te, e questo la dice lunga!- asserisce sorridendo, e strizzando un occhio,- Secondo me non fa altro che pensarti… fidati di me, so quello che dico!- conclude poi, portando una mano sulla mia e stringendola.

Non immaginavo nemmeno che Bob parlasse di me con gli amici, sempre che lo faccia sul serio, e non sia un invenzione della dolce pazzoide per incoraggiarmi!

 Continua…

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2 commenti:

  1. Split-screen, alla maniera di Brian DePalma: la scena tagliata a metà, e ne seguiamo lo svolgersi, con una soggettiva ravvicinata a inquadrare le due amiche -di nuovo un bozzetto confidenziale di raffinata eleganza e profonda analisi della comportamentologia femminile, il tutto affidato a dialoghi, azioni, dettagli, che se volessimo tirar fuori un altro cineasta penseremmo a Bresson- che continuano il loro spettacolo di rivelazioni emozionali alternando momenti di leggerezza ad altri illuminati dalla luce del Vero.
    Nell'altra metà dello schermo una scena fuori scena, quella che vede Bob e George, per una volta, dedicarsi a svaghi "maschili", da un'altra parte della città, ma pur sempre presenti nelle parole, e nell'atmosfera di cui è impregnato il salotto della casa di Meg.
    Ed è la Narratrice che lega queste due scene, che ne diventa il fulcro, potremmo dire, la linea di divisione, ma allo stesso tempo di unione, delle due parti dello screen: perché è lei che vive il dialogo, è lei che immagina le azioni, è intorno a lei che, piano piano, si va formando una continuità di eventi che porteranno all'ending della storia. Anzi, all'happy ending, perché, in questo, siamo tutti d'accordo con Meg.
    Tutti, a parte quelli che non hanno nulla da dire, ma ridicono. Fuori scena, rigorosamente.

    Quando la scrittura diventa metalinguaggio. Quando il quotidiano viene descritto in modo che sembra inedito: chi sa fare di meglio, prego, si accomodi, e lo dimostri.

    Another standing ovation from Your #°1 Fan.

    Ti Amo mia Ondina scalza
    Robi

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  2. bellissima l'immagine...e ank'io, preferisco indiana jones:-))) anzikè, via col vento..(anke se l'ho visto 2 volte);-)..la conversazione delle 2 amike è fluida, scorrevole e piacevole da leggere, Meg, ha perfettamente ragione...la narratrice, è semplicemente innamorata fes fes:)) (pare ke abbia vinto la mia lotta, quella,contro l'impossibilità di aprire il vs sito..lo spero)

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