07/05/09

California II – Prima parte

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II

La Città degli Angeli

Prima parte

Sono appena arrivata in California, e devo incontrarmi con la mia amica Meg. Mi ha dato appuntamento in questo piccolo diner nel pieno centro di Glendale, il vasto sobborgo a nord di Los Angeles.

Come al solito quella mezza matta è in ritardo, e io sono da sola seduta in un angolino col mio caffè davanti, a pensare cosa ci faccio qui. Mi chiedo se trasferirmi sia stata la scelta giusta, se è veramente quello che volevo, oppure solo una pazzia dovuta a un momento di confusione. Ho sempre vissuto in una piccola e affollatissima città –Laughlin-, e l’essermi trasferita in una metropoli grande come Los Angeles un po’ mi spaventa, ma ormai sono qui, e non sono tipo da ripensamenti.

Poi ritrovo Meg, la conosco bene, anche lei un tempo viveva in quel minuscolo posto dell’Arizona, al confine con la California, Laughlin, ma si è trasferita a Los Angeles già da un po’. Mi ha detto che qui, grazie alla vastità della città, si può scegliere tranquillamente chi frequentare, non come nella cittadina in cui abitavamo, dove per l’appunto, essendo così piccola, conosci e frequenti tutti forzatamente, anche gente con cui non vorresti avere niente a che fare, e non hai niente in comune.  Questo dettaglio mi è bastato per convincermi che “la Città degli Angeli” per me è il luogo ideale in cui vivere, soprattutto se ad assicurarmelo è stata la mia dolce amica, che è entusiasta di questa metropoli, e conoscendola, la sua parola per me è più di una garanzia.

Mentre associo i miei pensieri al profumo del caffè, tamburellando le dita sulla tazza calda, la vedo finalmente entrare dalla porta di vetro situata alla mia destra: dà un occhiata in giro e dopo avermi trovata con lo sguardo, mi sorride e avanza verso di me, radiosa come al solito, passando tra gli altri tavoli. La seguo con gli occhi sorridendo a mia volta, mentre mi raggiunge. È tanto che non la vedo e finalmente posso riabbracciarla.

Sono già in piedi con le braccia aperte, ma Meg si ferma qualche tavolo prima del mio, salutando amichevolmente il tizio che vi è seduto. Quel tipo lo avevo notato anch’io quando poco prima sono entrata nel locale, mi aveva incuriosita perché se ne stava tutto solo a leggere un libro che dalla copertina sembra uno di quei romanzi classici dell’ottocento, mi ha guardata con la coda dell’occhio senza alzare lo sguardo dal mattone che continua a tenere in mano, forse per non farsi notare e non mettermi in imbarazzo, ma io me ne sono accorta.

Intanto, dopo aver scambiato qualche parola con lui, Meg mi ha raggiunta e, senza smettere di sorridere, abbracciata forte dicendo in tono scherzoso ma non troppo, -Finalmente ti sei decisa ad andare via da lì!

Eh si, mi ci è voluto un po’ , ma alla fine ho capito che Laughlin non faceva per me, le ho risposto, ridendo e ricambiando il suo abbraccio, -Lo conosci?-  le ho chiesto poi, facendo un cenno con la testa, indicando l’uomo che ha salutato prima di raggiungermi.

-Certo! È Bob, un tipo in gamba! Lo conosco da quando sono qui!- risponde, guardandolo senza smettere di sorridere, -È appena tornato da un lungo viaggio… Ma vieni dai, te lo presento!

Prima che io riesca a dire qualcosa, questa pazza scatenata mi tira per un braccio, portandomi quasi a forza al tavolo dove è seduto Bob.

-Bob, lei è l’amica che mi stava aspettandoda questa frase deduco che quando lo  ha salutato gli ha già detto del mio arrivo in città, speriamo almeno che non cominci a farneticare con i suoi tentativi di trovarmi un fidanzato!

-Ciaomi ha detto lui semplicemente, in tono cordiale, sorridendomi. Ha un sorriso spontaneo e rassicurante, e uno sguardo sincero che mi affascina non poco. È tenero come quello di un bimbo ai primi anni di asilo, e nello stesso tempo penetrante come quello di un seduttore incallito. Ma non è impostato, è un dono di madre natura, come la fossetta che ha sul mento e sulle guance, quando piega la bocca per sorridere.

Continua…

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4 commenti:

  1. Si chiama "Bob" e legge tanto ... credo di avere una "vaga idea" di chi possa essere. Se ha anche la mania di inondare i ponti ... l'idea diventerà una certezza.

    "Come al solito quella mezza matta è in ritardo, e io sono da sola seduta in un ango lino col mio caffè davanti, a pensare cosa ci faccio qui. Mi chiedo se trasferirmi sia stata la scelta giusta, se è veramente quello che volevo, oppure solo una pazzia dovuta a un momento di confusione."

    E' proprio quello che pensa una persona quando arriva in terra straniera, a me è sempre capitato, ad ogni arrivo. Al rientro invece questa domanda mi viene quando mia madre comincia a confinarmi nel terrazzo ... anche d'inverno ogni volta che devo fumare! -.-

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  2. Si raccontano sempre storie su quel mondo là....
    I volti di persone e parole date come pane da costoro....
    Si dice che qualcuno primo poi le mangerà, perché nessuno offre più loro un buon prodotto.
    Il mio ricordo della california è rimasto lì. Un viaggio fatto per piacere, ma che pone la speranza nei luoghi che sono ancora intatti di quella terra e di quel mare, così pieno di speranza di essere una terra accogliente per tutti.

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  3. io penso di lasciar perdere (x un periodo;-)) il Mexico.. pure l'Irlanda.. ma faccio un pensierino su l'Olanda...è soltanto una questioncina di testamento biologico...ok..nn c'entra na mazza lo so...weeeeeeeeeeeeee ahahahahahah me vien ca ridere (come disse un certo Lando Buzzanca)... sempre quando leggo certi comment;-)...a metà lettura...ho rammentato quasi tuttoooooooo...i neuron nn sono del tutto fusi...e la storia è anc + entusiasmante:)...leggo, piccole sottigliezze d'ingegno ke la completano e la rendono unica:) un abbraccione one one forte fes fes Samy smak

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  4. Ogni Viaggio, anche quelli 'immobili', interiori -anzi, soprattutto quelli- inizia con uno sguardo indietro e uno a lato.
    Guardare indietro serve a rimettere a posto il bagaglio del nostro vissuto, vedere se e dove c'è spazio per nuove cose, decidere se portarle o meno, nel nuovo Viaggio.
    Lo sguardo laterale è quello forse più importante, anche se il meno evidente. Ci fa abbracciare con lo sguardo il 'landscape' che farà da scenario al Viaggio.
    La Narratrice lascia alle spalle una piccola cittadina, dove tutto è regolato, messo in ordine, circoscritto, già scritto. E abbraccia la Grande Metropoli.
    Entra in un locale che ha il nome dell'Oceano, e si guarda intorno. Il suo sguardo si ferma su uno dei tavoli, dove un tizio legge un libro. Quel tizio, in un altro tempo, un altro luogo, un altro locale, l'aveva già notata. Allora si chiamava Sonny, e lei era Grazia.
    Le Vie del Capo sono misteriose, ma Lui sa come scrivere una Storia.
    E anche tu, mia piccola Ondina scalza, anche tu sai come raccontare le emozioni, in maniera speciale. E il talento, cucciola, è parte del bagaglio di chi è capace di Sognare. La California, il Mondo, Tutto.

    Ti Amo dolce Samy
    Il Tuo Robi

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